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I referendum della partitocrazia

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Messaggio  Manuel Ven Mag 08, 2009 5:20 pm

di Zeno Gobetti

Da più di un anno si discute, anche tra radicali, sui quesiti referendari presentati dal Prof. Giovanni Guzzetta per modificare la legge elettorale che, giustamente, il Prof. Sartori ha definito “porcellum”. Senza dubbio l’attuale legge elettorale è una tra le peggiori che mi sia capitato di vedere tra le democrazie occidentali anche rispetto ai sistemi elettorali del passato, ma bisogna stare attenti a come si mettono le mani su tali sistemi in democrazia.
In questo breve articolo, mi propongo di presentare solo alcuni spunti di riflessione nella speranza che possano portare ad un dibattito aperto tra i radicali su questi temi.
Di fronte ad un referendum, qualunque esso sia, si possono fare due tipi di considerazioni.
In primo luogo si può valutare l’effetto politico del quesito referendario, ossia il messaggio che si intende lanciare con la sua approvazione o con un suo rifiuto. Ad esempio, i referendum del 1993 sulle leggi elettorali, al di là del contenuto del quesito, avevano chiaramente lanciato un messaggio da parte del popolo italiano in favore di un sistema elettorale maggioritario.

In questo senso, mi trovo vicino a coloro che sostengono la posizione del no ai quesiti referendari, come, mi pare, abbia anche deciso di fare “Radicali Italiani” costituendo un apposito comitato per il no ai referendum.

Infatti questi quesiti referendari non vanno ad intaccare gli elementi peggiori dell’attuale sistema elettorale. Le liste bloccate su circoscrizioni ampie con soglie di sbarramento differenti tra i partiti coalizzati e non coalizzati hanno costituito, in realtà, un bipartitismo, più che imperfetto, imposto. L’approvazione dei quesiti referendari non intaccherebbe questo stato di cose, anzi interverrebbe a peggiorare ulteriormente l’imposizione del bipartitismo spostando il premio di maggioranza solo sul partito più grande della coalizione vincente.

A queste obiezioni mi sento spesso rispondere: “ Ma i radicali non sono sempre stati favorevoli al bipartitismo?”.

Certamente sì, ma non a questo bipartitismo e non in questo modo. Per produrre un cambiamento nel sistema partitico in senso bipartitico sono necessari almeno due elementi fondamentali.

Un sistema elettorale che favorisca la vittoria dei seggi per i partiti più grandi in modo da produrre governabilità, ma che garantisca anche forme di rappresentanza delle opinioni politiche degli elettori; e una cultura politica dell’elettorato che favorisca la concentrazione del consenso elettorale su due partiti. Questi due elementi devono, in certo senso, essere in “armonia” tra loro. A mio parere, non si può pensare di produrre un mutamento di cultura politica cambiando la legge elettorale. Per questi motivi il messaggio politico del “Sì” mi sembra andare nella direzione di una imposizione di questo bipartitismo che certamente è molto gradito ai poteri corporativi di questo paese.

In secondo luogo, si deve considerare il contenuto del quesito referendario per capire se, con un voto in favore dell’abrogazione di un norma, possa cambiare il funzionamento del dispositivo della legge verso esiti considerati “migliori”. Come ho detto prima i due quesiti sul premio di maggioranza di Camera e Senato, mi trovano completamente in disaccordo, sia per il messaggio politico che lanciano sia per il loro contenuto. Sono invece più disposto a valutare il terzo quesito referendario, quello sull’abrogazione delle candidature multiple. Devo dire che non mi entusiasma affatto questo quesito, però se passasse potrebbe ridurre un poco il peso delle segreterie dei partiti. Infatti, come è noto, le candidature multiple su liste bloccate danno ai capi lista, che in genere sono i leaders del partito, il potere di decidere chi diventa parlamentare attraverso la preferenza della circoscrizione in cui farsi eleggere. Questo gioco, ad esempio, ha causato nelle elezioni del 2006 e del 2008 molte polemiche interne ai partiti nei confronti dei capi lista. Eliminare le candidature multiple sarebbe un minimo segno di chiarezza lasciato agli elettori. Certo, come ho già detto, non cambierebbe la sostanza partitocratica e, a mio parere corporativa, dell’impianto della legge elettorale e dei referendum.

In conclusione, questi referendum mi sembrano poco utili, se non dannosi. Non così si potrà dare vita ad un vero mutamento del sistema elettorale. Di fronte ad una “porcata” c’è poco da modificare, bisogna rifare da capo. Ma non vedo molte possibilità per il futuro. Anche questo tema è entrato a far parte, a pieno titolo, del triste ed “indecente” Caso Italia.

Manuel
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Messaggio  a.licheri Lun Mag 11, 2009 5:30 pm

Fa bene Gobetti a mettere in evidenza gli aspetti positivi del quesito sulle candidature multiple. Io su quello votero Sì, mentre sugli altri penso che non ritirerò la scheda.

La posizione ufficiale dei Radicali è No su tutti e tre i quesiti. Ieri però Pannella rifletteva sulla possibilità dell'astensione (se ho ben capito, nel caso il dibattito pre-referendario non sia democratico).

a.licheri

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Messaggio  ANTONIO CORAPI Lun Mag 11, 2009 9:41 pm

un parere ... non vincolante

durante un percorso in diritto dell'unione e della commissione europea si è implicitamente analizzato il testo costituzionale italiano incrociando i primi dodici articoli - fondamentali - con l'intera stesura del titolo quinto. tengo a precisare che il Docente Prof. Montedoro era impegnato allora con il Ministro Lanzillotta e che era allora l'argomento il riordino delle comunità montane.

sperando che questo mio intervento "non vada perso nei meandri dei bit"

voglio rappresentare che le mie due perplessità furono benevolmente accolte dopo una analitica esposizione che evito di copia e incollare in quanto in questa architettura di forum diventa molto complessa. ebbene le mie due perplessità erano:

1. la costituzione nei primi dodici articoli in qualche modo "nega" e quindi è incostituzionale la formulazione delle coalizioni --->>>> bipartitismo, delle due coalizioni dicevo, "di governo", "di opposizione", PRIMA DELLE ELEZIONI

2. i partiti ufficiali sono quelli definiti nella Unione Europea e che trovano espressione nella Commissione Europea; non c'è la destra ma il PPE che potremmo dire PARTITO POPOLARE ECUMENICO, non c'è la sinistra ma il PSE che potremmo definire il PARTITO SOLARE EUROPEO.


inutile dire che lasciai anche perplessi ma alla fine erano tutti d'accordo: esistono infatti partiti a vocazione decisamente laica come il PSE e partiti a vocazione decisamente religiosa come il PARTITO POPOLARE EUROPEO.

ANTONIO CORAPI

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I referendum della partitocrazia Empty per il referendum

Messaggio  ANTONIO CORAPI Lun Mag 11, 2009 9:46 pm

per il referendum ...

ho introdotto il comizio istantaneo ed il referendum on line

spero che questa aggiunta non vada in crash ...

prossimamente potremmo approfondire.

ANTONIO CORAPI

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